PICCOLE CONSAPEVOLEZZE ACQUISITE

Sono una persona ansiosa.
Sono una mamma ansiosa.

Fatta questa doverosa premessa, secondo voi, come avrò reagito quando lunedì scorso il “Quasi Marito” è venuto da me e mi ha detto “Amore, tra due giorni devo partire per lavoro”?
Panico, paura, sconforto, ANSIA.

No, non è stato via tantissimo, appena tre giorni (mentre vi scrivo è già tornato a casa, con il suo disordine e la sua abitudine di mangiare sul divano) ma non importa, perché il punto è che da quando è nato Tellino, non ci eravamo mai separati (se non, ovviamente, durante le ore lavorative), non avevamo passato una notte lontani.
Ed io non mi sentivo pronta.

Che poi, vorrei dire che certe notizie non si danno di certo il lunedì mattina, giorno già triste di per sé e non c’è alcun motivo per peggiorarlo e per renderlo ancora più odioso (impresa che pensavo essere impossibile!).
Sta di fatto che da quella mattina, io ho iniziato a pensare a cosa fare, a come sopravvivere a quei tre giorni senza il papà, a come avrebbe reagito Alessandro, a cosa avrei fatto in caso di catastrofe e/o calamità naturale, a come gestire la casa ed il piccolo senza trascurare nulla, a come barcamenarmi tra i pianti inconsolabili di Tellino e la mia stanchezza.

Dal lunedì al mercoledì sono stata una molla, pronta a scattare per qualsiasi stupidaggine, la tensione non mi ha mai abbandonata tenendomi compagnia e schiacciandomi l’occhio in segno di intesa.
La prospettiva è cambiata solo dopo aver salutato Francesco e aver messo Alessandro a letto per il riposino.

Il sonno porta consiglio, quello dei figli ancor di più, e così mentre Tellino ronfava beatamente, io continuavo a ripetermi che sarei riuscita a gestire la situazione senza alcun problema che, tutto sommato, tre giorni sarebbero passati in fretta, che non era tanto male non dover pensare a cosa preparare per pranzo e per cena, che avrei dovuto fare l’impossibile per non far pesare ad Alessandro la mancanza del papà e che l’unico modo per riuscirci sarebbe stato CREDERE IN ME STESSA.

Per una persona emotiva ed insicura credere nelle proprie potenzialità è la cosa più difficile che possa esistere, ma essere consapevoli di questo è il primo passo per migliorarsi e per provare a stupirsi (senza effetti speciali).

Ed io mi sono stupita di me stessa, delle mie doti organizzative, della calma apparente che sono riuscita a mantenere per donare serenità al mio bambino, di come i suoi sorrisi mi abbiano fatto sentire forte e capace di affrontare quei giorni con tranquillità e pazienza.

Mi sono estraniata dai social, ho parlato poco al telefono, ho passato molto più tempo a giocare con Ale per non fargli sentire la mancanza del papà (che ha comunque avvertito), ci siamo riposati cuore a cuore, siamo usciti, abbiamo fatto lunghe passeggiate e abbiamo iniziato ad organizzare la sua prima festa di compleanno.

In conclusione, il bilancio dei tre giorni trascorsi è assolutamente positivo, è andato tutto bene superando ogni mia triste aspettativa, ho capito che non sono poi così malaccio e che devo avere più fiducia nella “Me Mamma”.

E poi, quando è tornato il papà dovevate vedere Tellino: occhi pieni di felicità, ma l’atteggiamento offeso per “l’abbandono” subito, si sforzava anche di non sorridere. Un attore, un vero attore!

Tutta la mia stima e la mia ammirazione va a quelle mamme (compresa la mia) che stanno crescendo (o che hanno cresciuto) i loro figli senza la costante vicinanza dei loro compagni di vita, per i motivi più svariati.
Siete forti, siete in gamba, avete una marcia in più.

Leave Your Comment