Ciao a tutti,
l’articolo che vi propongo di seguito è stato scritto da Sara, @mammainpuntadipiedi, una ragazza fiorentina che ho conosciuto tramite Instagram e che seguo sin dalla sua gravidanza.
Sara è mamma di un bellissimo bimbo di 9 mesi, Cosimo, è un’insegnante di danza ed un’educatrice per l’infanzia.
Sono felice che abbia accettato di collaborare con me, scrivendo questo post nel quale ci spiega quali requisiti dovrebbe avere l’asilo nido perfetto, perché il suo è il punto di vista di una mamma che ha, però, delle conoscenze specifiche e quindi tecniche che rendono i suoi consigli davvero illuminanti.
Non voglio aggiungere altro e spero che questa lettura possa essere per voi uno spunto di riflessione come lo è stato per me.
Da poco più di nove mesi sono diventata mamma. Molti, forse troppi pensieri hanno iniziato a girarmi per la testa (allattamento, nanna, vaccini, abbigliamento, …).
E via via che Cosimo cresce le cose non migliorano, le mie riflessioni crescono con lui, cambiano o semplicemente evolvono (svezzamento, lettino, prime influenze, etc. Etc.).
Ad un certo punto, parlando con il mio compagno, tra i tanti argomenti, è comparso quello inerente all’ “asilo nido”.
In quanto educatrice per la prima infanzia conosco bene questo servizio educativo, la sua importanza per incentivare l’autonomia del bambino piccolo e stimolare le sue capacità cognitive, emotive e sociali. Per cui sono più che convinta di dare a Cosimo l’opportunità di frequentare un altro ambiente che non sia casa, creato appositamente per soddisfare i suoi bisogni e la sua curiosità.
Ma allora il problema dov’è vi chiederete.
Il problema sta nel trovare un nido che mi convinca come mamma e come educatrice!
Tutto sta nel fatto che il mio “pensare da educatrice” è stato rinforzato dal mio “pensare da mamma”; questa accoppiata non sta rendendo facile la scelta del nido.
Per farla breve: sono molto, troppo esigente e trovare un servizio che mi soddisfi sia come mamma che come professionista esperta, non è semplice.
Diciamocelo, ognuno “soffre” del proprio lavoro (…come il calzolaio che va in giro con le scarpe rotte!).
Ad un certo punto, per aiutarmi a non impazzire, ho preso un quaderno ed ho buttato giù una lista degli elementi fondamentali che dovrebbe avere il mio nido dei sogni.
Ecco a quali “conclusioni” sono arrivata.
Secondo me, un nido per essere definito di qualità, deve avere le seguenti 9 caratteristiche, (più una):
1. Progetto pedagogico ed educativo. Ogni servizio deve redigere e rendere pubblico un documento in cui esplicita i suoi obiettivi generali: il progetto pedagogico mira a valorizzare le relazioni tra i bambini, tra i bambini e gli adulti; ha il compito di “raccontare” il nido come luogo accogliente, pensato e strutturato per favorire l’apprendimento e le buone relazioni.
Se il progetto pedagogico accompagna stabilmente ogni anno il servizio educativo, il progetto educativo è il documento che varia annualmente e che si pone obiettivi specifici rispetto ad una tematica ben precisa.
Generalmente viene presentato ai genitori al termine del periodo di ambientamento, in quanto viene pensato e discusso dalle educatrici dopo aver osservato attentamente il gruppo dei bambini e i loro bisogni.
2. Professionalità del personale. Le educatrici dovrebbero possedere il diploma di laurea in Scienze dell’Infanzia o affini. La formazione e la professionalità del personale sono forti indicatori di qualità di un servizio e si possono “leggere” nelle sviluppate competenze relazionali, nelle capacità organizzative, gestionali e di sostegno alle famiglie.
3. Rapporto numerico educatore bambini. E’ fondamentale assicurarsi che tale rapporto, in genere stabilito da ogni regione dall’apposito regolamento, venga rispettato. Il rapporto numerico educatrici/bambini viene stabilito in base all’età dei bambini e a volte può subire variazioni, anche se di poco, di anno in anno o da regione a regione (per questo consiglio di controllare il proprio regolamento regionale, reperibile on Line).
3. Organizzazione degli spazi. Un asilo Nido, in linea generale, è strutturato in “angoli” (della lettura, del gioco simbolico, della psicomotricità,…), cioè spazi specializzati rispetto alla funzione e di dimensioni contenute per dare la possibilità di ritrovarsi in piccoli gruppi. Uno spazio ben organizzato permette ai bambini di strutturare al meglio i propri pensieri e il proprio comportamento sociale. Inoltre è importante che lo spazio sia messo in sicurezza e sia curato in modo da soddisfare i bisogni di autonomia e di affettività, nonché sia in grado di sviluppare nuove competenze.
5. Organizzazione delle attività e documentazione. Le attività si dividono in: “strutturate”, cioè organizzate e pensate dalle educatrici appositamente per un gruppo di bambini, considerando l’età e i bisogni di quest’ultimi; “libere”, in cui i bambini hanno piena libertà di muoversi nell’ambiente, scegliendo in autonomia l’attività da fare. In entrambe queste situazioni è fondamentale che le educatrici producano una documentazione, cioè creino memoria di ciò che i bambini fanno al nido, così da raccontare ai genitori le esperienze vissute al nido e renderli partecipi, anche se indirettamente.
6. Laboratori/incontri per i genitori. E’ importante creare occasioni in cui anche i genitori possano partecipare attivamente alla comunità educativa. Attraverso serate di lavoro (laboratori in cui creare qualcosa per i bambini), feste, incontri su tematiche precise, etc. , mamme e papà hanno l’opportunità di creare nuovi legami di solidarietà e condividere esperienze.
7. Orario flessibile. Di norma i nidi hanno un orario di entrata che va dalle 7:30/8:00, fino alle 9:00. La flessibilità è quanto mai importante nell’orario di uscita, per cui la maggior parte dei servizi offre ormai più scelte: 12:30 (senza pranzo), 13:30, 15:30 (senza merenda), 16:30/17:30.
8. Rapporto qualità/prezzo. In questo caso direi non ci sia bisogno di spiegazioni…
9. Documentazione del gruppo bambini e dei singoli bambini. Come in parte anticipato nel punto 5, documentare significa dare valore a ciò che si vive e raccontare un’esperienza di crescita di un gruppo di bambini o di un singolo, non solo ai bambini stessi e ai loro genitori, ma alla comunità intera. Infatti attraverso un’attenta e curata documentazioni si fornisce una prova delle enormi potenzialità dei bimbi e si va a costituire una cultura dell’infanzia, necessaria oggi più che mai. Si documenta attraverso foto, disegni, frasi, video e diari (di sezione e personali).
La caratteristica “9+1” deve essere la “sensazione a pelle”: fidatevi del vostro istinto quando visitate un servizio educativo. Osservate l’ambiente che vi circonda, se vi sembra curato e a misura di bambino. Cercate di codificare le sensazioni ed emozioni che vi rimanda il servizio in quanto spazio vissuto e lo stesso fate con il personale che incontrate. Insomma, lasciatevi guidare dal vostro cuore di mamma (o papà), che spesso e volentieri ci guida meglio nelle nostre scelte rispetto alla ragione!