Il post che state per leggere è stato molto sofferto (è rimasto in bozze per settimane), perché accompagnato da tanti dubbi, non sulla sua pubblicazione, ma sulla sua scrittura ed impostazione.
Mentre mi arrovellavo pensando se mettermi al computer (sapendo che le parole sarebbero uscite facilmente) o meno, mi sono detta che dovevo farlo: ho aperto questo blog con il chiaro intento di espormi per far sentire la mia voce, per poter dire liberamente quello che penso, senza censure e senza la paura di non essere capita o di essere presa di mira.
E allora, eccomi qua.
La mia riflessione nasce da tempi lontani, quando ancora non ero mamma, non ero incinta, non avevo mai pensato ad un figlio, ed è proseguita fino ad ora.
In questi giorni sui social sta spopolando una bambola (notissima) versione bebè, la particolarità è che possono giocarci anche bambini molto piccoli visto che non ci sono pezzi che possono pericolosamente staccarsi.
In occasione del compleanno di Tellino ho trascorso mezza giornata dal giocattolaio alla ricerca di un gioco interattivo, musicale, casinista che potesse piacergli e tra i colorati ed affollati scaffali, ho visto anche questa bambola (da bambina avevo la versione tradizionale e l’amavo).
Mossa dalla curiosità mi sono fermata a guardarla e l’ho trovata veramente ben fatta, ma non sto facendo un post pubblicitario, quindi passiamo oltre.
Ho rimesso la bambola al suo posto e ho continuato la mia ricerca, avrei voluto comprarla per Ale ma non ama peluche e cose che non suonano, quindi ho desistito.
Ho desistito SOLO per questo motivo.
E mentre ci pensavo, mi sono venute in mente le parole di una conoscente la quale ha desiderato rendermi edotta delle sue (per me, medievali) convinzioni, dopo aver visto che mio figlio aveva in mano un astuccio trasparente con all’interno la mia pinzetta fuxia per le sopracciglia (che ha anche perso, lanciandola chissà dove quando si è stufato): “Tuo figlio è un maschio se lo fai giocare con queste cose da femmina, lo confondi!”
LO CONFONDO? In che senso? Non saprà più capire se è giorno o notte? Se ha fame o sonno? Quale sia la destra e quale la sinistra (cosa che al momento sconosce)? Non saprà più se io sono sua mamma o sua nonna? Cosa?
Chiaramente, la conoscente non si riferiva a questo tipo di confusione ed io non so ancora come abbia fatto a trattenermi dall’insultarla e a voltarmi dall’altro lato continuando la mia passeggiata, portandomi dentro un senso di amarezza e stordimento.
Mi pento di non averle detto quello che penso, e cioè che è una persona gretta e che non ha nulla da insegnare se non la capacità di seminare odio verso chi, dall’alto della sua ignoranza, crede diverso da lei.
Che poi, diverso da lei ci sarà sicuramente e, oserei dire, per fortuna!
I bambini nella loro ingenuità, nella loro purezza, nel loro essere totalmente liberi e scevri da stupidi luoghi comuni e pregiudizi, nella loro capacità di stupirsi dinanzi alle piccole cose che noi neanche vediamo, hanno un mondo da insegnare e da cui dovremmo prendere le mosse, uno spunto su come relazionarci con gli altri, su come l’empatia potrebbe salvare quest’epoca sempre più alla deriva che sta perdendo per strada i valori ed il rispetto, che invece di progredire, regredisce in modo preoccupante, dove l’invidia e l’odio troppo spesso prendono il sopravvento.
Per un bambino il rosa non è un colore da femmine, l’azzurro non è un colore da maschio, sono solo colori e sono belli per questo; per un bambino un passeggino con una bambola dentro non è un gioco per sole femmine, anche perché allora nessun papà dovrebbe più spingere un passeggino e nessuna mamma dovrebbe più guidare un’auto.
Per un bambino i giochi non hanno sesso, sono giocattoli e sono divertenti ed inculcare il contrario (per me) vuol dire creare barriere e limiti alla loro sensibilità, alla loro inventiva, alla loro capacità di stare con gli altri, alla loro creatività, vuol dire togliergli degli stimoli.
Mi è capitato di sentir dire da un bambino ad un adulto: “Hai una camicia rosa, ma mica sei femmina?”
Eh sì, queste parole sono state messe in bocca ad un bambino da un adulto stupido che è cresciuto a pane e pregiudizi.
E’accaduto che un ragazzo per aver indossato una camicia rosa sia stato deriso e malmenato da altri ragazzi cresciuti anche loro a pane e pregiudizi.
Che poi, onestamente, che mio figlio sia un amante del rosa, del blu, del rosso o del nero, poco m’importa, ciò che più conta, per me, è sapere di avere un figlio felice, di riuscire a crescerlo senza preclusioni e stupidi tabù, libero di scegliere e di essere ciò che è…