Il Natale si avvicina ed io sono felicissima, ne sento l’atmosfera anche se non sono circondata da addobbi ed ogni scusa è buona per ascoltare la mia amata playlist a tema.
Il Natale è la Festa per eccellenza, i bambini ne sono protagonisti assoluti e gli adulti, quando riusciamo a mettere da parte il Grinch che vive in noi, torniamo indietro a pensieri e ricordi felici.
I giorni dell’avvento, poi, sono sempre pieni di aspettative, preparazione, organizzazione di cene e pranzi in famiglia e, per me, di riflessione.
Ho sempre amato andare alla ricerca di regali originali, non costosi e che potessero strappare un sorriso alle persone a cui erano destinati e questo mio piacere è, senza ombra di dubbio, aumentato con l’arrivo di Alessandro.
Ad essere sincera, quest’anno sarei tentata di riempire di regali solo lui (anche se so che non andrà così), che poi se mi fermo a pensare, mi rendo conto che per far felice Tellino bastano un telecomando, un mestolo o una bottiglia con della pastina dentro.
La verità è che io sono una mamma che vizia suo figlio e ama farlo.
No, non in senso materiale, ma in senso strettamente fisico, sentimentale, sostanziale, e molte volte ho l’impressione che questo non venga accettato di buon grado dalla società.
Vedere un bambino felice, sereno, amato e coccolato dalla propria madre dovrebbe essere considerata una cosa meravigliosa, giusta, tenera, dolce ed importante.
Sì, è importante che un bambino senta la presenza della mamma ogni qualvolta ne abbia l’esigenza; che non venga lasciato piangere perché “Se no poi si abitua alle braccia”; che passi tutto il tempo che desidera accoccolato sul cuore della mamma, quel cuore di cui conosce il battito meglio di chiunque altro, che lo ha cullato e fatto sentire “a casa” per nove mesi, senza dovere essere chiamato “mammone”; che possa essere libero di scegliere la mamma per imparare a camminare perché di lei si fida e non dover essere considerato poco indipendente.
Eppure, oggi, sembra che i bambini debbano per forza bruciare le tappe: se piangono lo fanno per capriccio, quindi lasciali “riflettere” così smetteranno senza averli presi in braccio e coccolati un po’, bisogna educarli sin dai primi mesi all’autonomia, sia mai che a tuo figlio possa piacere passare del tempo con i suoi genitori, devono crescere e devono farlo prima possibile altrimenti come fai a dire che i tuoi figli sono dei bambini prodigio?
Ebbene io non voglio un bambino prodigio, voglio, con tutta me stessa, un bambino schifosamente felice e sereno: me ne frego di quello che gli altri pensano che sia meglio per mio figlio perché, onestamente, questo lo sappiamo solo io e suo padre.
E, sicuramente, sbaglieremo, faremo delle scelte, a volte, azzardate o – altre volte- troppo prudenti, ma saremo sempre guidati dall’Amore unico e puro che ogni genitore prova verso il figlio.
Da quando è nato Tellino nella mia vita è sempre Natale, nel mio animo c’è sempre quel calore e quella voglia di famiglia (la mia), di affetto e di condivisione tipici di questa festa.
Ora capisco cosa vuol dire che “Il Natale quando arriva, arriva!”