Ho passato lo scorso week end a scrivere i post per l’intera settimana e ad organizzare il piano editoriale per quelle che verranno, ma poi è successa una cosa magnifica ed io sentivo l’esigenza di scrivere e di condividere con voi la mia felicità.
Martedì 5 dicembre, dopo cena, Alessandro ha iniziato a camminare da solo!
Erano 3 mesi e mezzo che aspettavo questo momento e che la mia schiena implorava pietà.
Tutti, parenti, amici e pediatra mi dicevano le stesse cose: “ormai è pronto”, “potrebbe riuscire a camminare da solo ma deve acquisire sicurezza”, “non si lascia andare per paura di cadere”, “ha equilibrio ma è fifone”.
Ed io mi chiedevo quale fosse il modo per aiutarlo, se aspettare che fosse lui a prendere coraggio o se io dovessi far qualcosa per fargli superare i suoi timori.
Mi arrovellavo senza arrivare ad una soluzione perché avevo paura di traumatizzarlo e quindi allungare i tempi e poi continuavo a pensare di dover rispettare mio figlio, le sue tempistiche, il suo modo di affrontare le difficoltà… dopotutto è un bambino di appena un anno, quindi perché tutta questa fretta?
Poi è successo che martedì ho visto una mia amica che reggeva suo figlio da dietro e che lasciandolo andare, lui camminava da solo.
Mi son detta che valeva la pena provare e così ho “afferrato” Alessandro per la felpa e, delicatamente, l’ho lasciato ed è andato in giro per tutta casa DA SOLO.
Quando se ne è accorto, si è arrabbiato tantissimo, mi ha dato un morso sul naso e due schiaffetti ma quando l’ho rimesso a terra, offrendogli la mia mano (sentendomi terribilmente in colpa per averlo tradito), ha rifiutato, allontanandomi e ha continuato a camminare felice, ridendo come un pazzo.
Ha accolto il suo papà (tornato dalla partita di calcetto) andandogli incontro da solo, con un viso raggiante ed un sorriso contagioso, sembrava dicesse “Vedi papi come sono bravo?”
Mi rendo conto di aver atteso i suoi primi passi con impazienza, con la curiosità di vederlo esplorare e andare in giro, pensando che la mia schiena avrebbe trovato un po’ di pace.
Sentire la sua mano lasciare la mia, mi ha riempito di orgoglio ma, allo stesso tempo, sono stata pervasa da un senso di malinconia perché il mio bambino diventa ogni giorno più grande, assume le fattezze di un ometto abbandonando quelle da neonato, è più indipendente, intraprendente e siamo sempre meno una cosa sola.
Non mi ero mai fermata a pensare cosa volesse dire per un bambino (e per una mamma) iniziare a camminare, almeno non nel senso più profondo, la consideravo una seppur importante, comunque semplice fase di crescita, mi sono dovuta ricredere perché dietro ai primi passi c’è un mondo di sensazioni, di emozioni, di riflessioni e consapevolezze.
Camminare è un atto naturale, ovvio a cui non si dà peso, ma camminare per la prima volta vuol dire affermare sé stessi in modo più incisivo, acquisire la capacità di scegliere la direzione in cui si desidera andare ed iniziare ad essere il turista del viaggio più importante: quello delle PPROPRIA VITA.
Per una mamma è un momento di svolta (positivo per la schiena), delicato, commovente, felice che segna il primo vero distacco dal suo bambino.
Ed io se nel post precedente scrivevo di voler coccolare mio figlio e viziarlo, adesso ne sono ancora più convinta.
Il tempo passa velocemente, Alessandro sta crescendo a vista d’occhio e sarà piccolo una volta sola ed io non ho intenzione di rimpiangere la sua infanzia per averla vissuta a metà…