Buongiorno e buon inizio settimana a tutte voi che mi leggete e mi seguite con affetto ed interesse.
Spesso, i miei articoli prendono le mosse da voi, dalle domande che mi ponete su Instagram (con un commento sotto le mie foto o con un direct), dai consigli che mi chiedete e dalle vostre esperienze che decidete di condividere con me ed io non posso fare altro che ringraziarvi per la fiducia che mi dimostrate e darvi la mia opinione.
Ultimamente alcune mamme in attesa dei loro primi figli mi hanno domandato come ho gestito io l’affare “parenti/amici nel post-parto”, come ci siamo barcamenati, io ed il “quasi marito”, tra le mille mila visite di amici e parenti ed il nostro nuovo ruolo di praticanti genitori.
Ebbene, con il senno del poi (che non capisco perché non debba esistere il senno del prima), posso semplicemente dirvi che abbiamo gestito la situazione come il 99,9% dei neo-genitori: male!
Dal giorno in cui hanno dimesso me e Tellino dall’ospedale fino al mese scorso (e non scherzo) abbiamo ricevuto tantissime visite, alcune sono state desiderate e delicate, altre scomode e aggraziate quanto un elefante in un negozio di cristalli, molte brevi ed intense, tante fin troppo lunghe e rumorose.
Trovo assurdo il fatto che la maggior parte della gente non riesca a comprendere lo stato d’animo di una neo-famiglia, la sua esigenza di discrezione e di necessaria solitudine, nonché di riposo anche agli orari più impensabili… Impensabili per gli altri, ovviamente!
Quando papà e mamma escono dall’ospedale e varcano la soglia della loro casa lo fanno, per la prima volta, in tre ed ancora non hanno ben chiaro cosa questo voglia dire, come la loro esistenza sarà totalmente stravolta, e cosa dovranno aspettarsi.
Si dice che sarà tutto naturale ed istintivo, ed in parte è vero, ma è anche vero che quei tre individui non si conoscono.
E se la mamma, in ospedale, ha avuto modo di annusare e di familiarizzare un po’ con il “nuovo coinquilino”, il papà è ancora alle prime, vere presentazioni.
La conoscenza con un neonato passa attraverso il pianto e qualche nottata (non per forza tante), non sempre è facile decifrarne i bisogni e, talvolta, questo può far paura, facendo sorgere dubbi sulla capacità di ricoprire il ruolo di genitore.
In quei momenti è necessario FERMARSI, METTERSI IN ASCOLTO DI Sè STESSI E DEL PROPRIO BAMBINO, del vostro mondo, l’unico che ha veramente senso ed importanza.
Chiudete la porta in faccia a chiunque, non rispondete al cellulare o al citofono, datevi e prendetevi tempo per capire, per amare, per conoscervi, per diventare la famiglia che avete desiderato ed immaginato, annusatevi, sfioratevi, lasciatevi andare al sonno insieme al vostro cucciolo, create quella simbiosi di cui avete tutti bisogno e non ascoltate chi vi dice che “Così lo vizierete”, correte il rischio di essere genitori viziati che viziano il loro bambino: non c’è cosa più bella!
Non siete obbligati ad ascoltare consigli indesiderati, opinioni che non vi interessano e discorsi teorici su cosa sia giusto o meno per la vostra famiglia e per l’educazione dei vostri figli.
Create e consolidate, prima, le vostre abitudini, non fatevi confondere dalle esperienze altrui, vostro figlio è diverso da chiunque altro, proprio come ogni individuo che sta sulla Terra, è piccolo ma non per questo uguale a tutti gli altri bambini.
Chiedete aiuto se ne sentite il bisogno, i parenti sono ben accetti, a patto che si rendano utili, e gli amici possono aspettare qualche settimana.
Dopotutto, in tempi lontani si dava la giusta importanza al cosiddetto PUERPERIO (quel periodo che intercorre tra la nascita del bambino ed il recupero delle normali funzionalità dell’apparato riproduttivo) e si era soliti pensare che i primi 40 giorni di vita del bambino fossero di vero e proprio rodaggio per mamma, papà e figlio, comportando una sorta di protezione del nuovo nucleo familiare.
Il mio consiglio, quindi, è di seguire il vostro istinto e di ascoltare i vostri bisogni, senza aver paura di ferire i sentimenti di qualcuno: la nascita di un figlio è un momento delicato e magico e merita di essere vissuto con serenità.
Quanta verità. Io sono stata fortunata e sfortunata insieme. Mi sono trasferita all’estero durante la gravidanza quindi al parto non avevo ancora tanti amici e l’unico parente intorno è stata mia madre che è tornata in Italia 2 giorni dopo le mie dimissioni dall’ospedale. Però non dimenticherò mai la delicatezza di una mia amica inglese che si è fatta in 4 per me. Veniva ogni settimana per aiutarmi ma anche se il nostro era un appuntamento costante chiamava sempre per chiedere se magari non preferivo dormire o stare sola col piccolo. Io invece bramavo un po’ di compagnia o qualcuno che lo tenesse in braccio oltre me. Non so se è un fatto culturale o di esperienza ma so per certo che non ci sono molti amici o parenti discreti come lo è stata la mia amica. Oltre un corso preparto per i genitori dovrebbero farne uno postparto per tutti gli amici e i parenti
Il corso postparto ci vorrebbe anche per i neo genitori per aiutarli a gestire il tutto con schiettezza e senza la costante paura di ferire i sentimenti altrui. La tua amica è stato un aiuto speciale ed un sostegno reale perché è stata discreta e presente allo stesso tempo, insomma la cosa migliore che si possa augurare ad una neomamma. Grazie per avermi raccontato la tua esperienza!