“Non tenerlo sempre in braccio, lo vizierai!”
Quante volte, da quando siete diventate madri, vi siete sentite dire questa frase?
E quante volte quest’opinione non richiesta, vi ha fatto titubare o quantomeno pensare che fosse vero, mettendovi in crisi, dividendovi tra il desiderio di coccolare il vostro piccino e l’inesperienza che vi faceva considerare quel fastidioso consiglio come giusto?
Ho già parlato di come dopo la nascita di un figlio, soprattutto se è il primo, tutti si sentano autorizzati a dire la loro, dispensando consigli che sembrano diktat e raccontando le proprie esperienze dipingendosi SEMPRE come madri da manuale… Bene, sappiate che sono tutte menzogne!
La verità è che il tempo che passa rende ogni ricordo più idilliaco della realtà, le notti insonni, la stanchezza ed i capricci si dimenticano e si ricordano solo le conquiste collezionate con i propri figli, si guarda all’oggi, al risultato e se, attualmente, lo psicologo infantile del momento ha un figlio ben educato e più grande del tuo, ti dirà che è così perché ad un anno era già indipendente, in grado di cambiarsi il pannolino da solo e di prepararsi la pappa… non certo perché ha quei quattro, dieci, vent’anni in più di tuo figlio!
Insegnare l’indipendenza ad un neonato è quanto di più ingiusto ed inutile possa esserci.
Un neonato non vuole essere autonomo, per lui dipendere dalla sua mamma, dal suo sguardo, dal suo calore, dalle sue braccia è un bisogno che va appagato, una necessità a cui è giusto dare risposte affermative, non è un vizio da eliminare o da arginare impostando orari e momenti in cui prendere in braccio un bambino o, al contrario, lasciarlo piangere fino al “turno” successivo.
Come vi sentireste se durante un momento di sconforto chiedeste un abbraccio al vostro compagno e lui vi dicesse:”Non posso abbracciarti adesso, il mio abbraccio potrebbe viziarti e renderti incapace di superare questo brutto periodo!”
Lo prendereste per pazzo, perché il potere di un abbraccio sincero è quello di risanare, di farvi sentire capiti, più sicuri, più forti, in grado di superare le difficoltà, capaci di andare avanti lasciandovi alle spalle la negatività.
E se questo è vero per noi adulti, per quale oscura ragione dovrebbe essere diverso per i più piccoli (che hanno ancora un mondo in costruzione, una personalità in formazione)?
Esistono, ormai, innumerevoli studi che dimostrano come la privazione del contatto fisico durante i primi mesi di vita di un bambino, abbia conseguenze drammatiche nella sua crescita fisica e psichica.
I bambini che vengono lasciati piangere nei primi tre mesi, sono quelli che piangono di più tra i 9 e i 12 mesi, al contrario quelli che vengono con solerzia coccolati durante i primi mesi di vita, oltre a piangere meno nell’ultimo trimestre precedente al compimento dell’anno, sviluppano più rapidamente competenze linguistiche alternative al pianto.
Ed inoltre si è osservato che spingerli troppo presto all’autonomia, li rende più insicuri, più bisognosi di rassicurazioni e meno indipendenti.
Dimentichiamo troppo spesso che i bambini sono piccoli, ma sono esseri umani migliori di noi adulti, comprendono più profondamente il linguaggio del corpo ed hanno esigenze e necessità come TUTTI, solo che non hanno la capacità di esprimersi a parole, e quindi, rispettarli e rispettare i loro tempi è doveroso.
Ed allora abbracciate, accarezzate, tenete in braccio i vostri figli tutto il tempo che vorranno e che vorrete, coccolateli e lasciatevi coccolare… sono momenti unici che non torneranno più!
Viziateli e viziatevi.