C’è un detto che, secondo me, è stato inventato da un papà del mio paese, visto che non l’ho mai sentito in altre parti d’Italia, che dice: “I figli sono delle mamme!”.
Un’asserzione che vorrebbe giustificare la latitanza dei papà, il loro non mettersi in prima linea per rispondere alle esigenze quotidiane dei loro figli anche quando potrebbero.
Qualche giorno fa leggevo un articolo in cui si diceva che gli Italiani siamo indietro nella gestione delle casa e della famiglia perché tendiamo, troppo spesso, a pensare che queste siano necessariamente incombenze femminili, e che le donne debbano “vedersela da sole”, lottando contro il tempo – che scorre velocemente- ed altri mille impegni.
E questo vale sia per le donne lavoratrici che non, perché le ore di una giornata sono poche anche per una casalinga.
Capita spesso, infatti, che le esigenze dei figli siano talmente “ingombranti” da portare, necessariamente, una mamma a trascurare il resto, dando vita ad un conflitto interiore che sfocia in livelli massimi di frustrazione.
A nessuno piace “fallire” o restare indietro, quindi non credo che sia innaturale avere certe reazioni e sensazioni.
Secondo alcuni studi, i bambini che vengono accuditi in egual modo (attenzione, parlo di modo e non di misura: il tempo a disposizione di ogni genitore può essere diverso, quindi è del tutto normale che la mamma non lavoratrice cambi più pannolini, nell’arco di una giornata, rispetto al papà che va a lavorare, o viceversa.) da entrambi i genitori, oltre ad avere una gran fortuna perché godono di coccole raddoppiate, crescono più sereni, equilibrati e meno propensi a disturbi del comportamento in età preadolesecenziale.
Mi chiedo: ma se gli impegni fuori casa giustificano la differenza di tempi di accudimento da parte di ciascun genitore, cosa giustifica l’asimmetria nei ruoli, ovvero nei modi?
Mi spiego meglio, perché nella maggior parte dei casi sono le mamme a svolgere le attività più noiose, ma doverose: cambiare il pannolino, nutrire i bambini, svegliarsi la notte, fare il bagnetto, vestirli ecc, mentre i papà si occupano della parte ludica?
Certo, ci sono cose in cui le mamme sono insostituibili: allattare, per esempio, ma ci sono altri miliardi di cose per le quali i papà potrebbero anche essere più bravi di noi donne.
Durante i primi giorni di vita di Alessandro, ricordo perfettamente di aver avuto la sensazione di non riuscire a godermi pienamente il mio bambino: lo lavavo, lo cambiavo, gli davo da mangiare e appena riuscivo a farlo addormentare mi mettevo subito a sistemare casa, a volte, crollavo per la stanchezza anche io.
Mi sembrava di condividere con lui pochi momenti “ludici”e stavo male perché pensavo che mi sarei persa dei momenti unici ed irripetibili.
“Quasi Marito” lavora molto e per tante ore è via da casa, quando torna, Alessandro ha già mangiato ed è già stato cambiato da me, ovvero la “strega cattiva” (dato che siamo nel periodo di odio e disprezzo per il fasciatoio, per il cambio pannolino, per la vestizione e chi più ne ha più ne metta), ed il suo papà è il salvatore, compagno di giochi, fonte di risate e divertimento, ma qualche pannolino glielo cambia anche lui rendendosi utile e accudendolo con amore e attenzione.
La rigida divisione dei ruoli non dà buoni frutti: un figlio stravolge tutti gli equilibri esistenti in una coppia e se si pensa che per ristabilirli sia giusto dividersi le mansioni in modo netto e fermo, credo si stia percorrendo la strada sbagliata, salvo che non ce ne siano altre da poter percorrere (penso a quelle coppie che per motivi di lavoro vivono separate).
Una donna che diventa madre ha bisogno di sentirsi supportata e capita, ha bisogno di sapere di poter contare sul suo partner e di non sentirsi sola.
La maternità (così come la paternità) è un viaggio meraviglioso, ma richiede tanto di noi: tempo, attenzione, dedizione, cura… molto spesso, veniamo assorbite dall’essere madri, mettendo all’ultimo posto l’essere persona con le nostre fragilità, le nostre paure, la nostra umanità…