Questo post si collega a quello precedente sul sonno condiviso e nasce da una chiacchierata fatta su Instagram, con una donna che ammiro molto per il suo essere zen, per la sua scelta lavorativa, è una doula, e per il suo modo di pensare, secondo me, molto giusto: mammafrau (se non la seguite ancora, vi consiglio di farlo!).
Faccio outing e vi racconto qualcosa di veramente personale su di me.
Sono una persona tanto forte, quanto debole: la forza viene dal desiderio di fare scacco matto alla mia “patologica” emotività, la debolezza è data dal fatto che, spesso, la mia volontà viene sopraffatta dall’emotività che si traduce in un’ansia totalizzante e soffocante.
Da quando sono diventata mamma, questa dualità, questa guerra interiore è sempre pronta a scoppiare e a far vacillare la mia serenità.
Fare il genitore è tutt’altro che semplice, ti poni mille domande e ti chiedi continuamente se stai facendo un buon lavoro o meno. Al momento, le mie risposte sono il sorriso e la felicità di mio figlio, che valgono più di qualsiasi consiglio ricevuto e non ascoltato, con estremo disappunto da parte del dispensatore di turno.
Quando nasce un bambino, nascono una mamma ed un papà ed un numero indefinito di esperti in pediatria, puericultura, psicologia neonatale ed infantile (di questo avevo già parlato qui e qui).
Tutti pronti ad elargire “consigli”, che in realtà vorrebbero diventassero diktat, tutti pronti a perdere la famosa buona occasione per tacere!
Chiunque diventa più consapevole dei neogenitori, chiunque ha più esperienza dei neogenitori, l’esperienza degli altri è sempre quella più giusta dalla quale attingere.
E se invece, tutta questa gente imparasse a farsi due forchettate di fatti loro?
C’è una cosa che ho capito ed imparato in questi mesi da mamma (1 anno e 4 mesi), che poi è quello che dicono sempre anche gli esperti sopra menzionati, ogni bambino è diverso quindi l’esperienza altrui conta ben poco, perché mio figlio non è uguale al figlio della mia vicina di casa, o al figlio della cugina della zia del panettiere, mio figlio non è uguale a me, non è uguale a suo padre: mio figlio è unico, ogni persona è unica, e questo vuol dire che ciò che va bene a lui, non andrà bene a milioni di altri bambini della sua stessa età.
Non è bello sentirsi in difetto mentre si cerca di dare e di fare del proprio meglio, non è giusto porre domande come “Ma lo allatti ancora?”, “Ma non lo hai allattato? E perché?” “Ma dorme con voi?”
Non è giusto perché non sono domande genuine e fatte con leggerezza, sono quesiti posti con l’atteggiamento giudicante di chi crede di avere la Verità tra le mani, sono interrogativi privi di delicatezza che celano (e neanche troppo) un pensiero negativo verso chi si comporta (o pensa) diversamente.
Cari dispensatori seriali di consigli non richiesti, sappiate che le vostre parole hanno la sola capacità di indispettire i destinatari di tanto sapere, e che nel 100% dei casi sono destinati ad essere disattesi, fosse anche solo per una questione di principio.
Lasciate papà e mamma liberi di conoscere i loro figli, di capire cosa sia meglio per loro, senza sovrastrutture, senza pregiudizi, senza far nascere il tarlo di non essere all’altezza, di non essere adeguati a svolgere il ruolo più bello e difficile che ci sia, quello del genitore.
Dopotutto, siete stati anche voi genitori alle prime armi, avete odiato anche voi questa naturale propensione all’invadenza da parte di chi “ci è passato prima”, anche voi avete fatto di testa vostra e vi siete discostati da tutto ciò che ritenevate superfluo… e se, invece, non avete fatto nulla di tutto questo, beh non siete comunque autorizzati ad entrare nelle vite e nella famiglie degli altri.
Se poi, non avete figli tacete, vi prego, tacete! E pensate che potrebbe capitare anche voi di essere dalla parte dei “giudicati” in futuro…
I genitori hanno un potere che va oltre ogni cosa, questo potere è l’Amore che gli consente di fare scelte per i propri figli, di accudirli con devozione, di comprenderne i bisogni, di sintonizzarsi sulle loro esigenze.
Un bambino è un essere umano, è piccolo ma non per questo assoggettabile a schemi e tabelle precostituiti.
Meno giudizi, più solidarietà!