C’è stato un momento, durante la mia infanzia, nel quale ho deciso di far “nascere” Francesca, la mia amica immaginaria.
Parlavo di tutto con lei, giocavamo con le Barbie, con la cucina tutta rosa, a volte facevamo dei pigiama party, litigavamo ma poi facevamo pace.
Mia madre non era preoccupata, assecondava questa mia fantasia senza farmi sentire strana, tanto per quello c’erano i miei compagni di scuola.
In classe, ero l’unica bambina a non aver un fratello o una sorella, ero l’unica ad avere i genitori separati e credo che Francesca sia stata l’arma costruita dalla mia mente per non sentirmi diversa, per conformarmi a quell’omogeneità che mi circondava, fatta di famiglie numerose.
Un giorno dissi a mia madre che Francesca si era trasferita a Bologna con la sua famiglia, non avevo più bisogno di lei e così la mandai in un’altra regione.
La fase dell’amico immaginario è molto comune nei bambini e proprio per questo, non deve essere motivo di agitazione e preoccupazione per i genitori.
Di solito, il piccolo può inventare un amico dai 3 anni in poi, spesso accade in concomitanza con eventi importanti: spannolinamento, ingresso alla scuola materna, abbandono del ciuccio, nascita di un fratello o di una sorella.
Si tratta di momenti in cui i bambini vivono e sentono emozioni discordanti, stanno diventando grandi, possono sentirsi meno coccolati da mamma e papà e, quindi, devono elaborare i cambiamenti in corso e le loro sensazioni.
L’amico immaginario non giudica il bambino, lo consola, lo aiuta ad affrontare con serenità la quotidianità, è importante perché è un modo di non reprimere le emozioni bensì di manifestarle. Non c’è nulla di peggio dei sentimenti non espressi.
Molto spesso, il piccolo potrebbe raccontare alla mamma o al papà quello che l’amico immaginario prova, sente, pensa, questo è un modo per dar voce a quello che ha dentro, senza sentirsi esposto, prendendone le distanze, creando un meccanismo di difesa da eventuali incomprensioni.
Cosa dovrebbero fare i genitori davanti all’amico immaginario? Niente di che, non dovrebbero giudicare questo comportamento, né far presente al piccolo che l’amico non esiste, non incentivarlo in questo gioco, ma ascoltarlo e capirlo, attendere che il bambino sia pronto a lasciare andare l’amico invisibile, senza forzare la mano.
Non è, dunque, consigliabile preparare il letto per l’amico immaginario o apparecchiare anche per lui. E’ un personaggio di fantasia e va trattato come tale.
Il compito di noi genitori è di accompagnare i nostri figli nella loro crescita, mettendoci in ascolto dei loro bisogni, senza dover trovare soluzioni a “problemi” che problemi non sono!
Serenità e comprensione sono gli ingredienti necessari per affrontare le normali fasi che i nostri bambini si trovano a dover affrontare!