L’argomento che vorrei trattare oggi mi sta molto a cuore ed è facile intuire che vale lo stesso per molte mamme che mi seguono.
Su Instagram, ricevo spesso messaggi da parte di donne che desiderano sfogarsi, parlare di ciò che le preoccupa direttamente o indirettamente.
Il più delle volte, si tratta di mamme che mi confidano le loro paure, o le paure che le persone più vicine fanno nascere in modo involontario e senza alcuna cattiveria.
Ho constatato che tutte le mamme, soprattutto se al primo figlio e quindi con poca esperienza, tendiamo a fare paragoni con altri bambini, ad ascoltare troppo chi ci circonda, creandoci dei timori infondati, ingigantendo alcuni piccoli “problemi”e, addirittura, spesso, creandoli!
E così che dai sei mesi di vita del bambino, iniziamo a domandare alle nostre “colleghe” se i loro piccoli stanno seduti bene, se mangiano mais e tapioca, pastina e pasta, pane, olio, sedie e tavoli, se gattonano o strisciano, se si alzano in piedi e se stanno in equilibrio su di un filo.
Appena, poi, i cuccioli di casa iniziano a deambulare senza aiuti, mettendo a rischio la loro incolumità, incuranti di spigoli, scalini e altri ostacoli non facilmente eliminabili, iniziamo a chiederci:”Ma la tua bimba parla?!”
E quando la risposta al quesito è positiva, seguita (come di consueto) dall’elenco di tutti i vocaboli che la creatura conosce, la mamma del/la pigro/a, che con la destrezza di un mimo riesce a sostenere monologhi gestuali lunghissimi, viene presa dallo sconforto.
Di solito, inoltre, lo sconforto è ben alimentato da orde di parenti che da quando il pupo aveva 9 mesi, non fanno altro che chiederti come mai ancora non parli?!
Alessandro, ad esempio, parla tanto ma a modo suo, conosce i versi degli animali e dice poche parole comprensibili.
Ogni bambino ha i suoi tempi e, a mio avviso, è giusto rispettarli senza farsi prendere dal panico e cercando di capire se sia o meno il caso di intervenire.
L’ho detto più volte: quando nasce un bambino, nascono tanti pediatri, pedagogisti, educatori, tuttologi… molti lo fanno in assoluta buona fede, altri lo fanno per sport, altri ancora per hobby e alcuni perché sono dei rompi scatole professionisti.
Ascoltare i pareri di chiunque, è controproducente per la salute mentale di una madre, oltre che assolutamente inutile.
Esistono delle figure professionali a cui è giusto rivolgersi non solo quando è evidente che ci sia un problema, ma anche quando ci sono dei dubbi che a noi possono sembrare dei campanelli d’allarme, mentre magari non lo sono affatto.
I motivi per i quali un bambino non parla possono essere molteplici e le soluzioni a questo blocco non possono essere “terapie d’urto” consigliateci dalla vicina di casa, secondo la quale:”é solo pigro! Non dargli da mangiare fino a che non dirà POLLO A-LLLOOO SPPPPIEDO!”; o dalla zia del cugino di tuo marito per la quale dovresti smettere di giocare con tuo figlio se si rifiuta di ripetere “SUPERCALIFRAGILISTICHESPIRALIDOSO!” mentre guardate Mary Poppins.
Mamme, impariamo a non ascoltare i pareri di chiunque, facciamoci del bene!
E se abbiamo dei timori, delle paure, delle preoccupazioni tanto pressanti da impensierirci e cambiarci l’umore, rivolgiamoci a persone competenti: il pediatra, il logopedista…
Se c’è un “problema” facciamocelo dire da chi può dirlo, non facciamocelo creare da chi non ha la minima idea di ciò che pensa!
Consiglio a tutte le mamme che sono in pensiero per lo sviluppo del linguaggio dei loro bambini, di seguire il blog della Dott.ssa Lucchesi: http://www.chiaralucchesi.it