No!
Non mi va!
Non voglio!
Quante volte pensiamo di dire un NO secco a richieste, più o meno importanti?
Quante volte riusciamo a dirlo, senza remore, senza sentirci in colpa, senza ripensamenti, senza aver paura di ferire gli altri?
Quante volte ci ritroviamo a fare qualcosa che non vorremmo, solo perché ci dispiace dire no?
Quante volte ci pentiamo di non essere riusciti a dire semplicemente NO?
No è una delle prime parole che impariamo da piccoli, con consapevolezza, la riempiamo di significati e la ripetiamo al momento giusto, spiazzando gli interlocutori… Eppure, è anche la prima parola che viene ostacolata con forza dai genitori, dagli adulti che, incuranti delle sensazioni dei più piccoli, pensano che sia giusto “educare al sì” o che, comunque, non sia “bello” che un bambino dica no!
Fermiamoci a riflettere però, per quale motivo il No di un bambino non deve essere rispettato dai grandi?
Perché i più piccoli sono tenuti a fare ciò che fa piacere a noi?
Perché costringere un bambino a dare un bacio o fare una carezza, mentre è intento a fare altro?
Perché obbligarlo a mangiare la pappa in un preciso momento, se non ha fame e non ha voglia di mangiare?
Perché vestirlo, cambiarlo, lavarlo, mentre il suo desiderio è di stare a letto o sul divano, sulla sedia o sul triciclo?
Le risposte a questi quesiti potrebbero essere semplici: “perché è giusto che dia un bacio al nonno, allo zio, alla cugina, alla bisnonna”, “perché è mezzogiorno e DEVE mangiare”, “perché potrà stare sul divano, a letto, sulla sedia o sul triciclo dopo, quando si sarà fatto lavare, cambiare e vestire!”
Se è vero che le regole sono tanto importanti quanto necessarie, è anche vero che, spesso, finiamo per confonderle con il bisogno di dimostrare a noi stessi (e agli altri) di saper gestire un figlio, di saperlo educare e di renderlo un bambino buono e socievole.
Il punto è che un bambino che dice dei No, che vengono rispettati dagli adulti che lo circondano, non è un bambino cattivo, meno educato o meno socievole degli altri, non è un bambino senza regole e che non riconosce l’autorità, è semplicemente un bambino a cui viene insegnato che il suo pensiero conta, anche se è ancora piccolo, che la sua volontà ha la stessa dignità di quella del suo papà o della sua mamma… é un bambino a cui viene dimostrata l’importanza del NO, come espressione di un disagio, di un bisogno, della propria personalità.
Impariamo da piccoli a dire di NO e veniamo diseducati a farlo, come se il NO fosse una vergogna, una cattiveria, un insulto, ed invece saper dire di NO, molto spesso, può salvarci dalla frustrazione e dalla rabbia di dover, per forza, fare qualcosa.
Nella negazione, molte volte, c’è la dolcezza del rispetto verso se stessi e questo i bambini lo sanno bene!