Il dolore si addomestica.
Ed io lo so bene, l’ho imparato a mia spese.
Il dolore si addomestica mentre ti graffia, ti taglia, ti salta addosso usandoti come se fossi un tappeto elastico, ti possiede, ti devasta.
l’ho vissuto sulla mia pelle e ne porto i segni, in quelle ferite sempre pronte a riaprirsi.
Sono queste le prime parole che mi vengono in mente quando, aprendo un direct su Instagram, leggo: “Ciao cara, come si fa a sopravvivere alla perdita di un genitore?”
Un messaggio che arriva forte come una doccia fredda.
Ma no, no, che dico? Più forte.
Come una scarica elettrica.
Un messaggio di una disarmante semplicità, dietro al quale sento tutto il dolore di una figlia ancora incredula, alla quale è crollato, improvvisamente, il mondo addosso.
E avrei voluto abbracciarla, non dirle niente, ma abbracciarla forte come quella scarica elettrica, ma questa volta, provando e sperando, di inondarla di empatia, di forza, di coraggio, di comprensione, di affetto.
Da un cuore afflitto ad un cuore afflitto, avrei voluto solamente sedermi accanto a lei, in silenzio e condividere quel suo dolore lacerante.
In un mondo virtuale, però, tutto questo non può accadere, e allora ho dovuto parlare, ho dovuto scrivere cose che potrebbero sembrare superficiali luoghi comuni, ma che in realtà non lo sono.
E ho detto ciò che in questi lunghi e, al contempo, brevi sedici mesi, ho imparato e vissuto: si convive con l’assenza e si sopravvive alla perdita. Come? Non lo so esattamente, alcuni dicono che sia spirito di auto-conservazione, altri parlano di forza d’animo, altri ancora del bisogno di ritornare alla normalità. Io credo, che semplicemente accade! Accade che ti fai forza, che torni a sorridere, a truccarti, ad uscire, a giocare con tuo figlio, a fare progetti, ad andare avanti.
Credo che sia inevitabile, doveroso, importante.
Credo che non tutti i giorni siano gli stessi, che ci siano quelli in cui ti senti all’inferno e quelli in cui, invece, sei più serena.
Credo che ci siano alti e bassi.
E credo anche che, magari, i bassi possano essere molti di più degli alti, ma che servano a ricordarti che rialzarsi è possibile.
Credo che quando ti rialzi, tu possa riconoscere di essere cambiata, di essere diversa da prima: più consapevole e meno spaventata dalle cadute.
Credo che l’assenza sarà una presenza costante, che sarà seduta accanto a te, che ti aiuterà quando cadrai, che ti accarezzerà il cuore tutte le volte che ne sentirai il bisogno…