E’ l’1:05 del 23 novembre 2016 e la mia vita è appena cambiata, per sempre.
Con un parto naturale ed un travaglio breve, ho dato alla luce Alessandro, la mia ragione di vita.
So che tutto cambierà: mi hanno parlato del sonno, della lentezza nel fare le cose, di come non riuscirò più a prendermi cura di me stessa, della difficoltà ad organizzare anche una semplice passeggiata sul corso, di come non farò più un pasto senza interruzioni e tanto altro…
Non ci ho mai creduto, ma se me l’avessero detto prima che erano solo bugie, non avrei concesso il beneficio del dubbio!
So che allattare può essere difficile, ma con un po’ di perseveranza, di “buona volontà”, un pizzico di sopportazione al dolore, passati i primi giorni ed evitando di usare il ciuccio, mio figlio si attaccherà al seno e poi chissà quali stratagemmi dovrò inventarmi per togliergli la tetta, quando “sarà troppo grande per essere ancora allattato”.
Se me l’avessero detto prima che così facile non è, che in tante non riescono ad allattare i propri bambini, mi sarei sentita meno inetta.
Se me l’avessero detto prima che anche non allattando al seno, avrei creato un rapporto viscerale con il mio bambino, non avrei passato notti insonni a chiedermi il perché del mio fallimento.
Se me l’avessero detto prima che la paura di non essere all’altezza del mio ruolo era del tutto normale, non mi sarei sentita la madre peggiore del mondo, indegna ed inutile.
Se me l’avessero detto prima che mi sarei sentita sola pur avendo casa piena di amici e parenti, non sarei stata tanto spaesata e disorientata.
Se me l’avessero detto prima che sarei stata letteralmente assalita da consigli non richiesti, di ogni tipo, da chiunque e per qualsiasi motivo, mi sarei sentita meno confusa.
Se me l’avessero detto prima che dall’alto della mia inesperienza, avrei avuto il sacrosanto diritto di rispondere a tutti gli esperti in “bambinologia”, puerperio, ginecologia e pediatria che: “Grazie, ma i vostri suggerimenti non li voglio, non per supponenza, ma perché ogni bambino è a sé, ogni mamma è unica, ogni esperienza non è ripetibile ed io desidero solamente conoscere mio figlio… e lui desidera solamente conoscere la sua mamma”, mi sarei evitata una grandissima quantità di pensieri e domande esistenziali.
Se me l’avessero detto prima che in tanti amano usare parole come “Baby Blues” e “depressione post-partum“, ma che in realtà sono argomenti tabù, avrei immaginato che la mia “tristezza” sarebbe stata minimizzata ed io considerata una “ragazza fragile”.
Eh no, cari tanti, non è così, non è fragilità: ci sono donne che tutti reputano forti, intraprendenti e rampanti ma che alla nascita di un figlio si trovano a fare i conti con il miracolo della vita che, in quanto tale, può spaventare.
Perché una donna che si chiede se riuscirà ad essere una brava madre, non è un’inetta, non smette di essere “forte”, “intraprendente” e “rampante”, ma è semplicemente UMANA… ed ha tanto bisogno di UMANITÀ ed EMPATIA:
Care mamme, neo-mamme, future mamme non abbiate paura di vivere le vostre sensazioni, di accoglierle e di viverle.
Non abbiate vergogna di sentirvi sotto-pressione o in difficoltà: chiedete aiuto e chiudete con chi vi fa sentire in errore, ché in errore non siete!
P.S. Grazie a Francesca, una donna pazzesca che fa la doula… ma io direi che lei E’ una doula!
Lei non lo sa, ma con le sue stories su Instagram mi ha dato il coraggio di scrivere questo post tanto intimo e personale che parla di un mio momento di sofferenza, proprio quando avrei solo voluto che non ci fossero nuvole!