Nono mese, eccoti qui.
Ti ho aspettato tanto, pensando a come saresti stato e a tutte le belle emozioni che mi avresti donato.
Ed è così, voglio dire: mi emozioni ogni giorno e mi hai portato una valanga di quesiti ai quali non so dare risposte.
In questi mesi, spesso, mi sono rimproverata delle “poche attenzioni” date a questa pancia che diventava sempre più grande.
E rispetto alla prima gravidanza il tempo per sognare ad occhi aperti, per toccare e coccolare il pancione, per riposare e mettermi totalmente in ascolto del mio corpo, devo dire che è stato nettamente inferiore.
Alessandro è stato la distrazione più grande, ma anche il lavoro e la quotidianità… E poi, all’improvviso, STOP.
Quarantena.
Distanziamento Sociale.
Coronavirus.
Restare a casa e avere paura, sperare che tutto questo finisca presto, piangere per notizie tutt’altro che confortanti, solitudine, incomprensione, gli ormoni e la sensazione di dover fare i conti con qualcosa di troppo grande, la certezza di non avere la possibilità di controllarlo, il desiderio unico e totalizzante di proteggere Alessandro e la Vita che cresce dentro di me, il timore di non riuscirci.
Sono questi i pensieri che mi frullano continuamente in testa, che non mi permettono di prendere sonno la notte, che mi abbandonano solo quando la stanchezza è così prepotente da prendere il sopravvento sulla resistenza che oppone la mia mente.
Eh no, non avrei immaginato il nono mese così: avrei voluto godermi ogni attimo di questo periodo magico, avrei voluto desiderare il tempo pigro da dedicare all’ozio e al pancione, ed invece, di questa seconda (e quasi sicuramente ultima) gravidanza ricorderò sì dei giorni pigri, ma imposti, in cui la frivolezza e leggerezza degli ultimi acquisti prima della nascita sono state cancellate da un’ondata di tensione.
Ho però una consapevolezza: che il tuo arrivo, piccolo G., sarà ancora una volta la mia rinascita e porterà la tranquillità che il mio cuore necessita.
Ti aspetto, Amore Mio.
La tua mamma.
