Siamo genitori e non supereroi!
Ricordiamocelo e ripetiamocelo, mentre ci perdoniamo per le nostre “mancanze”, intemperanze e per i nostri momenti no, nella vita di tutti i giorni e durante questa quarantena.
Nessuno di noi era preparato ad una pandemia, al pensiero di trascorrere tanto tempo in casa, privati delle nostre folli routine, ma è successo e stiamo, tutti, dando il meglio di noi: riorganizzando, inventando, cucinando e perché no, anche, improvvisando.
In questo periodo ricevo tanti messaggi da parte di mamme che si colpevolizzano perché sono stanche, si sentono in difficoltà perché non riescono a coinvolgere i loro bambini come vorrebbero, non riescono a combattere la noia dei piccoli, innervosendosi e dando vita a circoli viziosi di “rimprovero-rabbia-pianti-capricci-e-restart”.
A tutte queste mamme rispondo sempre allo stesso modo: Non siete sole… e nemmeno i vostri bimbi!
Chi più, chi meno stiamo vivendo le stesse difficoltà e non c’è proprio niente di male.
A tutte queste mamme, e a me stessa, dico e ripeto: Siate autentiche e non abbiate paura di esserlo!
I nostri figli, alla fine di tutta questa storia, avranno imparato una lezione importante: l’empatia.
Il punto è che siamo genitori, non siamo supereroi.
Il punto è che siamo genitori, ma siamo umani, troppo umani.
Il punto è che siamo genitori, ma abbiamo le nostre debolezze, le nostre paure, le nostre ansie, i nostri timori.
Il punto è che se è giusto non caricare i bambini di negatività, non è corretto farli crescere pensando che la negatività non esista o che vada repressa ad ogni costo.
Il punto è che ogni emozione ha un colore e che esistono anche il nero, il grigio e le loro sfumature che sembrano distanti dalla luce e dalla solarità, ma che pur sembrando opposti a queste ultime sono, in realtà, speculari ad esse e fondamentali per farci apprezzare l’allegria, la gioia e le cose belle.
Il punto è che è bello essere forti, ma è impensabile poterlo essere in ogni momento della vita.
Il punto è che siamo genitori, ma abbiamo anche noi bisogno di piangere, di sfogarci o di incazzarci per stupidaggini.
Il punto è che da genitori abbiamo il compito di insegnare ai nostri figli che si può essere fragili, che è consentito sentirsi disorientanti, che è lecito sentirsi sperduti… e che queste sono sensazioni che vanno vissute ed attraversate a 3, 20, 50 e 90 anni.
Sono questi i motivi per i quali riesco a perdonarmi quando non dò il meglio di me, in quei giorni in cui la Montessori si spaventerebbe guardandomi… giorni che non supero “grazie a mio figlio” o “per mio figlio”, ma che supero perché so che è così che deve andare.
Ho attraversato il dolore della perdita e adesso tutti stiamo vivendo una fase molto dura, in passato così come adesso, quando mi sono sfogata dicendo che ero di cattivo umore o che non stavo bene, sono stata sommersa di messaggi del tipo:”Devi essere forte per tuo figlio”, “Fatti forza, tuo figlio non deve vederti triste”.
No, non condivido, sono certamente dell’idea che non si possano far pesare eccessivamente i propri stati emotivi ai bambini, che bisogna darsi dei limiti, ma sono anche del parere che fingere serenità, armonia e benessere psichico non è sempre possibile, che bisogna rispettare l’infanzia, ma è necessario rispettare anche noi stessi, i nostri tempi, le nostre esigenze… e questo non ci renderà genitori crudeli, ma semplicemente umani.
Siamo genitori, non siamo supereroi…
e se da piccoli, i nostri figli, potrebbero anche vederci come delle eroine, ricordiamoci che arriverà l’adolescenza e ci considereranno solo delle palle al piede! 🙂