Il primo sorriso.
I primi pannolini da cambiare.
Il primo bagnetto.
I primi biberon dati senza convinzione e con le mani tremanti.
Le prime notti insonni con un fagottino sconosciuto tra le braccia.
Le prime pappe, i primi passi, il primo bagno al mare, il primo costume di carnevale, i primi baci ed i primi abbracci.
Il primo puro, profondo, indossulubile, ineluttabile, immenso Amore.
Ma anche, le prime volte in cui ti senti dubbiosa sul tuo operato, piena di responsabilità, consapevole di quanto tuo figlio dipenda da te, spaventata.
Lo dico sempre che la maternità è un viaggio straordinario, tanto bello quanto follemente difficile, che porta con sé un carico di emozioni e sensazioni non sempre coerenti e per nulla lineari.
Ed ora, ho ricominciato con le prime volte… di Giulio.
Ero convinta che non mi sarei stupita, ero sicura di essere preparata ad ogni nuova conquista, ed invece no: le emozioni sono le stesse che ho provato con il primo figlio.
Ma, mentre le prime volte di “fratellino” mi assorbono, mi scuotono, mi commuovono e mi regalano grandi risate, mi rendo conto che il mio primogenito ha sfoderato un sacco di ultime volte.
E le ultime volte lasciano l’amaro in bocca, rendono malinconici e fieri, allo stesso tempo, hanno il brutto di non dichiararsi, nessuno ti avvisa con un:”Ehy, goditi questo momento ché sarà l’ultimo.”
E così ti ritrovi a voler vivere quell’attimo, quell’abitudine che pensavi consolidata, quella coccola che ti accompagnava nella tua quotidianità di mamma da tre anni e mezzo, ed invece ti accorgi che, dal giorno alla notte, qualcosa è cambiato… tuo figlio è cresciuto.
Qualche giorno fa, mi è capitato tra le mani un video di natale scorso, io e Alessandro sul divano a coccolarci, lui che mi chiedeva la canzone dell’elefante. Mi chiedeva di intonarla ogni volta che voleva sentirmi vicina, quando voleva rilassarsi o aveva sonno.
Non ci avevo fatto caso, presa dalla stanchezza che solo un neonato sa dare, che da tre mesi, “il mio piccolo analcolico biondo che fa impazzire il mondo” non chiede più:”mamma, l’elefante”.
Mi è sceso un velo di tristezza, mi sono fermata a pensare a tutti i cambiamenti che ci sono stati in questi mesi, mi sono accorta di quante ultime volte non annunciate ci sono state, quasi a pareggiare le tante prime volte del piccolino.
Mi sono sentita in difetto, ho avuto la sensazione di non essere stata abbastanza brava ad imprimere nel mio cuore e nella mia mente le prime volte che sono state ripetute in questi anni in un tempo che mi sembrava infinito, ma che infinito non era.
Mi sono sentita stupida per tutte quelle volte in cui accontentare le richieste di Alessandro, mi faceva sentire sulle spine, perché dovevo correre, fare, andare e non potevo fermarmi ad assecondare i tempi lenti e distesi del mio bambino.
Mi sono resa conto, a malincuore, che le ultime volte sono molto più vicine di quanto si possa immaginare, accadono senza svelarsi prima, arrivano e non ti danno la possibilità di replicare, di tornare indietro, si concretizzano e non puoi fermarle…
Non puoi fermare il tempo, puoi solo godertelo, attraversarlo, viverlo con tutta te stessa, amando ogni prima volta ed il suo ripetersi 1, 10, 100, 1000 volte, che poi un giorno, all’improvviso, smetterà di ripetersi…